Utra Trail del Monte Bianco 2007

Mont Blanc mon amour, o no?: 163 km e 9000m in salita di corteggiamento…

Di Nicola Negri

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Si può fare una dichiarazione d’amore ad un massiccio alpino? Trovate normale essere colti da un trasporto emotivo dopo averne percorso a piedi il periplo per 163 km e quasi 9000 metri di salita complessiva? Se avete risposto affermativamente e non sentite il rischio di essere additati come “socialmente pericolosi” allora potreste essere stati tra i 2200 che nel week end del 24, 25 e 26 agosto di quest’anno hanno corso l’Ultra Trail du Mont Blanc…
Nell’ambiente del podismo vengono definiti Ultra trail le corse oltre la classica distanza dei 42 Km su percorsi sterrati e con notevoli dislivelli. L’Ultra Trail del Monte Bianco (UTMB) risponde appieno a questa definizione in quanto si svolge principalmente sui sentieri che percorrono le pendici del Massiccio del Monte Bianco attraversando Francia, Italia e Svizzera per un a distanza totale di 163 Km e 8900 metri di salita complessiva. Questo trekking, conosciuto come “Trail del Monte Bianco” richiede mediamente 6 o sette giorni per essere percorso. Per percorrere l’UTMB invece si ha come tempo massimo dalle 18:30 del venerdì sera alle 16:00 di domenica sera, in un’unica tappa non stop.

//Per la bellezza dell’ambiente e la cura dell’organizzazione l’UTMB in sole cinque edizioni, a partire dal 2003, è diventata una gara di riferimento nell’ambiente degli ultra trailer. Atleti da tutto il mondo vengono a confrontarsi in questa gara e sebbene il richiamo sia fortissimo la competizione è per molti ma non per tutti. Oltre alle difficoltà oggettive di preparare un appuntamento del genere non è nemmeno banale riuscire ad iscriversi. Non bastasse il dover produrre un adeguato curriculum sportivo all’atto dell’iscrizione, i 2200 pettorali a disposizione non sono così tanti come possono sembrare, anche quest’anno sono stati “bruciati” in meno di otto ore a partire dalle ore otto dell’otto gennaio! Chi non è stato lesto o deciso ad accedere al sito ufficiale dell’UTMB (unica modalità d’iscrizione) si è visto costretto a rimandare l’evento all’edizione successiva. Quindi la preparazione di questa avventura è partita ben prima dell’ultimo week end di agosto del 2007… Lunghi e lunghissimi su percorsi collinari, Ecomaratona del Ventasso, traversata integrale del Monte Baldo andata e ritorno in giornata hanno costituito parte della preparazione con cui ho cercato di arrivare nelle migliori condizioni all’appuntamento. //

A gennaio agosto sembra così lontano ma tra un allenamento e l’altro finalmente è arrivato il momento di muoversi verso la Val d’Aosta. Partenza giovedì 23 agosto per Courmayeur, subito a Chamonix per ritirare pettorale e pacchi gara. Ottimo il servizio di bus gratuiti per i concorrenti, fatto anche per motivi ecologici che caratterizzano tutta la filosofia dell’happening: rispetto della natura e minor impatto ambientale possibile. Molto meno apprezzabile il costo del B&B a Courmayeur… Chamonix è stupenda e purtroppo devo riconoscere che la vista del Bianco dal versante francese è molto più maestoso che non dal versante Italiano: la vetta del Bianco, l’Aguille du Midi, il Dôme du Goûter sono solo alcune delle cime che dominano la vallata.
Come odio parlare in francese! Ma meno male che me la cavo, altrimenti figurati se i cugini d’oltralpe si sforzano di parlare in italiano… Impeccabile la consegna del pettorale ma fin troppo fiscale il controllo tecnico: la signora commisario tecnico pretendeva che avessi con me anche tutto l’abbigliamento che avrei usato l’indomani! Un po’ di turismo per Courmayeur scrutando tra i turisti chi avesse il braccialetto col chip dei partecipanti per capire chi avrebbe corso l’ultra trail “lungo” o il “corto” .
A letto presto giovedì sera, chissà quando riuscirò a dormire di nuovo, non prima di domenica sera penso…

È venerdi mattina del 24 agosto, stasera si parte!. Sveglia con calma e colazione abbondantissima, ultimo controllo all’attrezzatura e in auto di nuovo a Chamonix. Ecco delle facce note tra i partecipanti e di nuovo quella sensazione di appartenenza alla grande famiglia dei “matti” affezionati a questo tipo di gara. Persone che anche se vedi solo in queste occasioni è come se le avessi salutate l’altro giorno, rinnovando nuovamente la passione che ci accomuna. Ecco Italo dalla Sardegna, amici di amici conosciuti alla MdS e quindi transitivamente amici miei… Ecco anche il mitico Varano che stavolta gioca in casa e non sulle dune del deserto e tanti altri. E noto positivamente che c’è un’ottima percentuale di partecipanti femminili e la maggior parte dall’aria tosta… La partenza si svolge nella piazza del municipio di Chamonix: Place du Triangle de l’Amitie è uno spettacolo colma, oltre che di pubblico, di variopinti atleti pronti a confrontarsi con i propri limiti, ognuno con le sue motivazioni e sfide personali.

Ci siamo! Alle 18:30 con un’esaltante coreografia musicale lo start dà il via e un fiume di persone si muove. Io sono nelle retrovie perché con gli amici Orsi di Tortona ci siamo fatti il caffè dell’ultimo minuto… Ma tanto ci saranno un sacco i chilometri per recuperare. Si corre per le vie di Chamonix tra ali di spettatori festanti. I mesi di preparazione saranno stati adeguati o no? Non pensiamoci, è troppo presto… Primo ristoro, che carine queste francesi! Quasi quasi tengo a portata di mano la fotocamera digitale…

La splendida giornata di sole ci regala uno degno tramonto sulle cime più occidentali del Monte Bianco: les Aguilles des Bionassay. Questa notte sarà magnifica. La gamba gira bene, in salita è brillante e in discesa agile, non esageriamo però, sono ancora troppi i chilometri che mancano. Arriva il buio e bisogna iniziare a coprirsi ma le prime stelle lasciano presagire una notte limpida e serena. E intanto lungo le salite ho anche occasione di fare conoscenza con i miei compagni di viaggio di Tortona: Marco ed Enzo e di qualche altro italiano che si aggrega alle chiacchere dopo aver sentito il mio spiccato accento emiliano e anche un po’ romagnolo…

La discesa lungo prati e pendii fangosi per arrivare al ristoro di Les Chapieux è micidiale, da qui nessuno riparte senza avere il sedere sporco di fango… Ma “chapeaux” all’organizzazione! I ristori sono da veri “gourmands”” C’è di ogni! Fontina, salumi, dolci, panini ed energetici di ogni tipo! Meglio lasciare stare le barrette che ho nello zaino… E invento la “miscela” con cui riempirò per l’intera gara la mia borraccia: un bicchiere di Coca Cola per la caffeina, uno di integratore salino ed il resto acqua Evian. Una bomba! Ormai è notte fonda e lo spettacolo di una volta stellata così intensa mi fa fermare ogni tanto con il naso all’insù. Ragazzi l’avete vista anche voi la stella cadente? Si? Bene! Il desiderio espresso non si dice per scaramanzia ma è palese, naturalmente è quello di arrivare al traguardo… Si sale e si scende continuamente e finalmente si svalica in Val Veny rientrando in Italia accompagnati dalle prime luci dell’alba di sabato 25 agosto.

Per ora zero sonno e la gamba tiene, non sento freddo ma quando ci si ferma ai ristori capisco perché i volontari di servizio indossano ancora caldi piumini…
Splendida è la vista sull’ormai ex ghiacciaio del Miage e sull’Aguille Noire de Peuterey. Altri su e molti giù per arrivare a Courmayeur. Stavolta nelle discese lungo le piste da sci sono meno agile, 17 ore di gara iniziano a farsi sentire nelle gambe ma non si può mollare perché non siamo ancora a metà percorso. Arriviamo al super ristoro di Courmayeur che ormai è giorno fatto. I massaggi non hanno rimesso in sesto i miei quadricipiti ingolfati, la mia corsa è diventata poco redditizia, meglio camminare a passo svelto e tirare fuori le racchette da trekking, anche perché iniziano a dolere anche i muscoli dei piedi. Ma per ora zero vesciche. C’è un sole stupendo e ci si rispoglia. Si risale la Val Ferret verso nord, splendida la vista verso le Grande Jorasess. Rifugio Bertone e poi Bonatti, in quest’ultimo ritrovo la “pignola” commissaria tecnica che mi riconosce e mi saluta con un “bonne courage” mentre mi allunga un bel panino con lo speck… Marco ci abbandona, il ginocchio gli fa troppo male e deve ritirarsi, mi regala il suo road-book e ci saluta. Rimango con Enzo che però mi abbandona dopo il Col du Ferret che ci fa svalicare in Svizzera. Mi abbandona perché ormai non riesco più a correre, in discesa i bastoncini mi servono per frenare perché gambe e piedi ora mi fanno veramente male. Non sono bei segnali, qui bisogna fare seriamente il punto della situazione. Se è vero quello che mi hanno detto i veterani, che per la seconda metà di gara ci si mette quasi il doppio della prima metà, allora mi aspettano ancora più di 24 ore da solo e in queste condizioni, se non peggioro, ce la farò?

Arriviamo a Champeux-Lac, mi dico, dove ci sono ancora i fisioterapisti e vediamo che fare… Un esplicito complimento sulle mie gambe da parte di una signora svizzera rinforza il morale mentre sta per finire anche il sabato. Siamo da due ore in mezzo in una pineta in salita, Ma dove l’hanno nascosto il ristoro di Champeux-Lac? Almeno intanto faccio conoscenza con un nuovo compagno di viaggio modenese: Davide. Anche lui per problemi fisici è costretto a camminare come me. Ci faremo compagnia nella seconda notte di gara. Ci aspettano ancora due passi impegnativi da fare ma non ci si demoralizza. Piuttosto inizio a patire le troppe ore da cui indosso ininterrottamente le lenti a contatto, sarà anche la carenza di sonno o la troppa caffeina ma inizio a vedere cose “strane”: case “fantasma”, aloni luminosi e incomprensibili forme in movimento. Quando una presunta rana alla prova del tatto si dimostra inesistente mi preoccupo un po’… Davide non sembra avere questi problemi, ad ogni ristoro mi tocca svegliarlo per ripartire… Dopo un’interminabile discesa lungo una pista sciistica arriviamo al ristoro di Vallorcine mentre inizia ad albeggiare, è domenica mattina del 26 agosto. Mentre ci rifocilliamo tra i concorrenti si sento commenti da “ultimo giorno di scuola” tipo “ormai è finita” o “dai che è fatta!”. In effetti controllando sul road book qui a Vallorcine finiscono le difficoltà, ormai “solo” 17 Km ci separano dal traguardo ma camminanandoli ci vorranno ancora 3-4 ore. Ripartiamo e saluto per l’ultima volta la francesina con le trecchine, carina ma onestamente sgodevole, che è da ieri che ritrovo spesso ai ristori, lei riesce a scorricchiare ancora…

Gli ultimi chilometri sono di amene piste ciclabili ed erbosi sentieri in falso piano, correrli sarebbe stata una pacchia ma di passo sono interminabili. Ogni tanto io e Davide ci si trova a zigzagare perché non si è più lucidi ma con i residui di spirito agonistico ci si dà l’obbiettivo di stare sotto le 40 ore di gara. È pur sempre una gara con una classifica! Spengo il cellulare che mi aveva fatto sentire il sostegno degli amici a casa durante le due notti di gara. Ora arrivano troppi sms e chiamate per sentire se sono arrivato. Li chiamerò dopo. Ecco la periferia di Chamonix, ci siamo quasi! Anche se camminando ci godiamo la nostra sfilata trionfale tra ali di folla calorosissima, e non è retorica… Salutiamo le statue di Paccard e Balmat, i primi salitori del Bianco che additano la cima del Bianco, passandoci sotto prima di arrivare al traguardo ed eccolo! Finalmente! Il cronometro dice 39 ore e 37 minuti, siamo stati sotto le 40 ore, ma sono solo numeri… La soddisfazione è enorme e ripaga tutti gli sforzi e i mesi di allenamento per essere qui ora all’arrivo a differenza dei tanti ritirati. Anche la birra calda del ristoro finale con cui brindo con Davide sembra ottima in questi frangenti… Ma ci sono anche Marco ed Enzo! Via ai brindisi anche con loro. Restituisco il road book a Marco ringraziandolo, gli dico che gli servirà per il prossimo anno. Mi ringrazia, so cosa sta provando per il suo ritiro… Ma ora prima di addormentarmi sui gradini di Place du Triangle de l’Amitie e svegliarmi con le gambe completamente bloccate saluto tutti e scappo per i massaggi, la doccia e poi finalmente una branda!

L’adrenalina è ancora alta e non riesco neanche a dormire malgrado siano quasi tre giorni che mi privo del sonno, ho negli occhi troppe immagini, troppe sensazioni e troppi ricordi da fissare. Come alla fine di una storia sentimentale breve ma intensa. Il Monte Bianco e l’UTMB sono “stati” amanti ostici ed esigenti che fino alla fine non ha ceduto facilmente le loro grazie… alla fine hanno capitolato ma a quale prezzo? Sono a pezzi con gambe e piedi da buttare via ma il morale è alto come di chi alla fine l’ha spuntata… Ne è valsa la pena ridursi così? Si, direi proprio di si. È ciò che penso mentre finalmente mi sto addormentando di nuovo in un letto, anche perché un diavoletto mi sta già tentando per la prossima avventura, chi sarà la prossima “da corteggiare”?

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